Un numero da collezione di oltre 500 pagine celebra i 40 anni di Prima Comunicazione, la rivista fondata e diretta da Umberto Brunetti e Alessandra Ravetta che dal 1973 studia e racconta il mondo dell'informazione e della comunicazione, con un occhio di riguardo alla realtà italiana. Lo speciale è disponibile già da oggi, 3 dicembre, nelle edicole di Milano e - nella sua versione digitale - per i dispositivi mobili iOS, Android, Windows 8 e Kindle Fire. Domani, 4 dicembre, arriverà anche nelle edicole di Roma e del resto d'Italia.
Per il suo contenuto - una selezione degli articoli più interessanti e significativi del mensile selezionati a partire dal 1973 - il nuovo numero di Prima è destinato a finire sui banchi di studio: "E' uno speciale pensato anche per le scuole e per le università, per i giovani che del passato sanno poco o nulla - spiega Alessandra Ravetta, condirettore di Prima - La redazione è andata a rivedere tutti i vecchi numeri e a ripescare tutte le testimonianze più importanti degli ultimi quarant'anni".
![prima comunicazione 1973]()
![prima comunicazione 1977]()
Dall'archivio sono state rispolverate pagine storiche che hanno raccontato cambiamenti epocali, come l'avvento di Internet e la nascita di un giornalismo che viene dal basso, fatto di contributi dei cosiddetti citizen reporter. La Ravetta non ha dubbi su chi, in Italia, intuì per primo le immense potenzialità del web: "Tra le tante storie riproposte in queste 500 pagine - dice - quella che mi affascina maggiormente riguarda l’imprenditore sardo Nicola Grauso, che nel 1995 ha lanciato Video On Line, primo Internet Service Provider Italiano e primo portale del nostro paese dedicato all'informazione. Mi ha colpito la genialità di Grauso, che all'epoca aveva già visto il futuro prima di tutti. Così come Carlo De Benedetti, che proprio nel 1995 attraverso le pagine di Prima spiegava quanta fiducia avesse in un futuro dominato dalle nuove tecnologie".
![prima comunicazione p2]()
"Ma il cambiamento più significativo degli ultimi 40 anni, forse, è stato quello dettato dal successo della Tv commerciale, dalle scelte di Silvio Berlusconi che hanno inciso profondamente su quelle della Rai e dei media in generale" dice la Ravetta a proposito del Cavaliere, di cui Prima riprende nel nuovo numero un'intervista rilasciata nel 1977, quando Berlusconi aveva 40 anni, era già presidente della Fininvest ma ancora agli albori della sua avventura editoriale, con il 12% di quote de Il Giornale di Montanelli e la proprietà dell'emittente locale Telemilano. "Con l'ingresso nel mercato di Berlusconi la pressione condizionante dei poteri economici e politici sul mondo della comunicazione si fa ancora più forte". E' questa, secondo la Ravetta, l'anomalia che ha contraddistinto l'Italia rispetto ad altri paesi dagli anni '70 a oggi: "Sono sempre mancate le regole del gioco, vale a dire leggi precise sull'editoria e sulle emittenti. Un vuoto che ha permesso alla politica di condizionare pesantemente l'intero sistema".
![prima comunicazione scalfari]()
"Prima nacque non come un giornale per giornalisti, ma come cronaca dell'informazione e dell'uso che la società ne faceva - spiega il direttore della rivista Umberto Brunetti - Che poi i primi e più assidui operatori fossero i giornalisti era, come si dice, un accidente del fenomeno". Per 40 anni Prima Comunicazione è rimasta fedele a questa linea editoriale. E lo sarà ancora in un futuro di cui la rivista ha già provato a delineare i contorni: "Nel numero speciale si parla già del futuro - afferma la Ravetta - con diversi articoli tra cui quello di Lucia Annunziata che spiega come il web abbia modificato il modo di fare giornalismo e quello di Giampaolo Grandi - amministratore delegato del Gruppo Condé Nast – che invita a concentrarsi non sul digitale ma sugli "schermi": chi fa magazine, dice, avrà successo solo se darà la precedenza a video e fotografie, con la scrittura in secondo piano".
Per il suo contenuto - una selezione degli articoli più interessanti e significativi del mensile selezionati a partire dal 1973 - il nuovo numero di Prima è destinato a finire sui banchi di studio: "E' uno speciale pensato anche per le scuole e per le università, per i giovani che del passato sanno poco o nulla - spiega Alessandra Ravetta, condirettore di Prima - La redazione è andata a rivedere tutti i vecchi numeri e a ripescare tutte le testimonianze più importanti degli ultimi quarant'anni".


Dall'archivio sono state rispolverate pagine storiche che hanno raccontato cambiamenti epocali, come l'avvento di Internet e la nascita di un giornalismo che viene dal basso, fatto di contributi dei cosiddetti citizen reporter. La Ravetta non ha dubbi su chi, in Italia, intuì per primo le immense potenzialità del web: "Tra le tante storie riproposte in queste 500 pagine - dice - quella che mi affascina maggiormente riguarda l’imprenditore sardo Nicola Grauso, che nel 1995 ha lanciato Video On Line, primo Internet Service Provider Italiano e primo portale del nostro paese dedicato all'informazione. Mi ha colpito la genialità di Grauso, che all'epoca aveva già visto il futuro prima di tutti. Così come Carlo De Benedetti, che proprio nel 1995 attraverso le pagine di Prima spiegava quanta fiducia avesse in un futuro dominato dalle nuove tecnologie".

"Ma il cambiamento più significativo degli ultimi 40 anni, forse, è stato quello dettato dal successo della Tv commerciale, dalle scelte di Silvio Berlusconi che hanno inciso profondamente su quelle della Rai e dei media in generale" dice la Ravetta a proposito del Cavaliere, di cui Prima riprende nel nuovo numero un'intervista rilasciata nel 1977, quando Berlusconi aveva 40 anni, era già presidente della Fininvest ma ancora agli albori della sua avventura editoriale, con il 12% di quote de Il Giornale di Montanelli e la proprietà dell'emittente locale Telemilano. "Con l'ingresso nel mercato di Berlusconi la pressione condizionante dei poteri economici e politici sul mondo della comunicazione si fa ancora più forte". E' questa, secondo la Ravetta, l'anomalia che ha contraddistinto l'Italia rispetto ad altri paesi dagli anni '70 a oggi: "Sono sempre mancate le regole del gioco, vale a dire leggi precise sull'editoria e sulle emittenti. Un vuoto che ha permesso alla politica di condizionare pesantemente l'intero sistema".

"Prima nacque non come un giornale per giornalisti, ma come cronaca dell'informazione e dell'uso che la società ne faceva - spiega il direttore della rivista Umberto Brunetti - Che poi i primi e più assidui operatori fossero i giornalisti era, come si dice, un accidente del fenomeno". Per 40 anni Prima Comunicazione è rimasta fedele a questa linea editoriale. E lo sarà ancora in un futuro di cui la rivista ha già provato a delineare i contorni: "Nel numero speciale si parla già del futuro - afferma la Ravetta - con diversi articoli tra cui quello di Lucia Annunziata che spiega come il web abbia modificato il modo di fare giornalismo e quello di Giampaolo Grandi - amministratore delegato del Gruppo Condé Nast – che invita a concentrarsi non sul digitale ma sugli "schermi": chi fa magazine, dice, avrà successo solo se darà la precedenza a video e fotografie, con la scrittura in secondo piano".